martedì 19 settembre 2017

Trittico marmoreo del Gagini XV secolo- Chiesa di San Nicola a Galatro (RC)

Appena posso quando vado in libreria non manco mai di dare un occhiata ai libri sulla Calabria. Sistematicamente tutti quelli di viaggio, in bici a piedi o in treno saltano  la piana di Gioia Tauro. Quando dico che questo territorio per certe cose è raccontato male mi riferisco a cose come il Trittico marmoreo del Gagini a Galatro. è sconosciuto a molte persone e non ha molti visitatori benchè sia un opera di notevole importanza, le scuole della zona non prevedono visite. La chiesa a dire il vero non si trova sempre aperta visto le poche anime residenti in quel luogo.













L'opera proviene dalla Basilica di Santa Maria della Valle che si trovava nella vecchia Galatro distrutta dal terremoto del 5 febbraio 1783.

mercoledì 13 settembre 2017

Cinquefrondi

Non so perchè ma Cinquefrondi fino a qualche anno fa era un posto come la Spinaceto che descriveva Nanni Moretti in Caro diario veniva inserita in tutti i discorsi per parlarne male...e poi non era e non  è così. Il centro storico è davvero tenuto bene ed in parte ancora abitato da gente davvero socievole.
La scalinata del centro storico detto dai nuovi amministratori Borgo Futuro

sempre la scalinata vista da altri punti... .

La vecchia strada che porta al cimitero ed un tempo anche a San Giorgio Morgeto.
Un angolo che sembra disabitato, come tutte le parti interne della Calabria e d'Italia risente dello spopolamento anche questo luogo.
Un vecchio muro incastonato su una nuova costruzione forse una antica porta.
Largo del tocco.
In alcuni punti sembra Napoli.

Alcune Chiese incastonate tra le case.


Mammalucchi scongiuri? chiamateli come volete. 

Questa è una visione parziale e personale del centro storico di Cinquefrondi. Quello che vi consiglio è sempre di andare a fondo alle cose e mai fermarsi alla superficie perchè vedrete sempre quello che non è. Ringrazio gli amici di Cinquefrondi che mi hanno fatto scoprire questi luoghi.

domenica 3 settembre 2017

Oppido Vecchia

Di tutte le città fantasma d'Italia e forse d'Europa quella di Oppido Vecchia in provincia di Reggio Calabria è la meno conosciuta. Nei soliti elenchi sopratutto on line non la troverete mai tra le città da visitare, è stata abbandonata dopo il terremoto (grande flagello) del 5 febbraio 1783 che la distrusse completamente. Io ci sono tornato di recente con alcuni amici e con la guida eccezionale del Professore Rocco Liberti deputato di storia patria  per la calabria, che ha pubblicato numerosi libri sulla sua Oppido e che in epoca recente ha portato alla luce degli studiosi e non solo il sito, ha contribuito anche a salvare molti reperti e la strada che oggi permette di raggiungere l'antico abitato  è stata realizzata grazie anche al suo lavoro nella pro loco oppidese e dalle vecchie amministrazioni.
Pianta dell'antica Oppido del Pacichelli (presa dal libro "Momenti e figure nella storia della vecchia e nuova oppido" di Rocco Liberti edizioni Barbaro)


 Prima di arrivare ad Oppido Vecchia passiamo dal parco di mella che conserva probabilmente i resti                                                                    dell'antica Mamertion.
Il professore spiega a Walter e Pasquale come era formata la strada.
                                           Ed eccoci arrivati...una scala interna al castello
                                                    una scritta ancora leggibile 1512



                                                  le possenti mura ancora quasi intatte

 un crollo di alcuni anni fa che ha fatto venire alla luce le varie manifatture del castello dovute alle                                                       varie conquiste dei secoli passati.

                                                            Merletti architettonici
Il Castello immerso tra gli ulivi
La strada realizzata all'interno della città un pugno in un occhio.

Il Professore indica i resti di una fontana pubblica, con la sua guida ogni pietra smette di essere tale e prende un nome preciso.

Al centro i resti delle colonne di un chiostro.

Convento dei Paolotti.




Chiesa delle Clarisse con immancabile foto ricordo.
Edicola dedicata all'Annunziata.

Verso la porta sud.
Resti di un campanile.

Un vicolo.

                                                                       Porta sud
                                                                     Cinta muraria
                                                                 Nicchia dell'antiporta
Antiporta.

Cosa dire? la natura ha voluto così con il terremoto del 1783 e quelli dopo non sono state cancellate molte vite ma anche delle splendide città che forse oggi avrebbero cambiato il volto di questa nostra martoriata regione.