domenica 17 dicembre 2017

Nonna Rafelina

Questa storia inizia alla fine degli anni settanta io come molti bambini della mia età vivevo con i miei nonni un rapporto intenso, erano per me una seconda famiglia tanto che alcune volte dormivo con loro nel letto cosa che ho continuato a fare anche quando il mio caro nonno Antonio ancora troppo giovane morì. Io facevo compagnia a mia nonna ma diciamo che non ne aveva in realtà troppo bisogno era come molti dicevano una marescialla, io in buona sostanza ero qualcuno a cui lei confidava le cose prima di andare a dormire. Fin qui direte che ci vuoi dire molti hanno fatto così...e proprio qui che la storia prende una piega diversa. La prima estate dopo la morte del nonno quando non andavo a scuola la sveglia era presto andavamo in stazione per prendere il treno per Reggio Calabria scendevamo alla stazione lido che al tempo era in superficie poi a piedi direzione Inps Inail reduci di guerra e quanto ne volete mia nonna battagliera andava a chiedere perchè i soldi di alcuni arretrati di mio nonno non arrivavano mai... . La poveretta fece un viaggio a Roma in giornata partenza la mattina con ritorno la sera per andare a battere i pugni al ministero (io non ci andai), finalmente dopo qualche mese fu ottenuto il tanto atteso risultato che a Reggio non riuscivano a sbrogliare.
La nonna a 16 anni.



Ma facciamo un passo indietro quando ancora viveva il nonno con la sua 500 gialla andavamo tutti e tre per accompagnare la nonna a comprare le merci che poi avrebbe venduto nel piccolo negozio di generi alimentari che ha gestito per più di quaranta anni sulla via Sarino Pugliese. Era un giro nella gioia che fu che io ricordo bene anche se erano gli ultimi anni di un certo tipo di commercio. Il giro iniziava dalla centrale elettrica verso Taurianova dove un tizio vendeva frutta, mia non nonna contrattava il prezzo animatamente quando finiva ci chiamava (Nino 'Ntonuzzu calati) per scendere a caricare il tutto in auto. Poi si scendeva verso via commercio al negozio della signora Torre una donna meravigliosa bella altissima, quei negozi erano saturi dell'odore dei sacchi di iuta del baccalà stocco e altre spezie un mondo ormai scomparso. Ma non era mica finito direzione via Duchessa Serra di Cardinale tappa al negozio del signor Nostro che aveva l'ingrosso sulla detta via e sulla Via Roma il primo mini market credo della piana, i due negozi comunicavano. Alla fine del giro io ero finito in un angolino in piedi e se il tempo era buono mio nonno apriva il tettuccio e mi godevo il panorama con la testa di fuori.
Le mie giornate passavano nel piccolo quartiere dell'immacolata dove dividevo il mio tempo con molti amici Vincenzo, Alessandro, Fabio, Enzo, Massimo, Barbara le mie sorelle e tanti altri che adesso non ricordo. I nostri giochi erano quelli che avevano fatto anche i nostri genitori nascondino, campana, batti muro e quello delle figurine ( 'U Ppà in dialetto). Mia nonna anche se non sembrava era sempre presente quando meno me lo aspettavo compariva per controllare che non combinassi guai...allora arrivava e gridava 'Ntonuzzu nommu vai Ntò stratuni ( 'U stratutini era la via Sarino Pugliese che a dire il vero negli anni ottanta non era ancora trafficata come oggi). Aiutavo la nonna anche in bottega mettevo a posto i pacchi di pasta e tutte le altre cose ...ero arrivato anche ad affettare i salumi. La cosa che mi piaceva fare di più era la consegna delle bombole di gas che mia nonna vendeva anche. Dopo aver messo la bombola a terra mia nonna mi diceva ( mina na puntanta ntò menzu) dai un calcio al centro e via verso la casa dell'acquirente. Fosse stato oggi ci avrebbero denunciati e io sarei finito al carcere minorile di Catanzaro. Un altra cosa che facevamo erano dei bei pellegrinaggi in treno in auto con pulmini scassati. Un anno a Pompei la costrinsi dopo la messa a girare tutti gli scavi perchè li avevo studiati a scuola. Ma alla Madonna della Montagna di Polsi era ancora più bello partenza all'alba con i pulmini organizzati dal signor Mazza appena saliti a mia nonna veniva consegnato un tamburello che suonava dall'arrivo durante e al ritorno una continua tarantella. Naturalmente dopo la messa si andava con la numerosa compagnia a mangiare la capra ( 'A Crapa) della quale lasciavamo solo le ossa. Forse qualche fatto l'ho dimenticato ma se oggi sono l'uomo che sono lo devo anche a lei che mi ha insegnato a stare in questo mondo ed ad affrontare la vita Grazie nonna

4 commenti:

  1. Un bellissimo ricordo, della Gioia che fu

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  2. tempi che non ritorneranno mai più, grazie

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  3. "nda rafelina" e dicevi tutto!
    Bravo come sempre Antonio a sottolineare la Gioia che fu e qui parliamo di quella per bene alla grande

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