Il 25 aprile siamo andati a Brancaleone vetus per la giornata del ricordo del genocidio Armeno organizzata dalla locale pro loco guidata da Carmine Verduci. La collinetta dove sorgeva il borgo abbandonato definitivamente dopo una disastrosa alluvione alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso compare quasi spoglio davanti ai nostri occhi.
l'unica via che lo collega alla parte marina è stretta consente il passaggio di piccole auto.
Siamo in ritardo la cerimonia è già iniziata ma ci facciamo strada.
La casa sulle torbiditi arenacee siltose ancora resiste al passare del tempo.
Siamo però fortunati facciamo parte del primo gruppo che entra nella grotta dell'albero della vita.
Il professore Sebastiano Stranges Ellesmere grande studioso e scopritore delle tracce Armene ci fa una piccola lezione davvero incantevole.
Una croce sui muri della grotta corredata da simboli religiosi Armeni.
Visitatori in fila per entrare alla grotta che inconsapevolmente per un giorno fanno rivivere il piccolo borgo.
Resti delle lapidi tombali oggi a cielo aperto ma un tempo inglobate nella chiesa protopapale di Maria SS Annunziata.
Carmine Verduci con gli abiti Armeni da delle spiegazioni a mia moglie.
Per le vie del borgo si è provveduto anche al recupero della toponomastica...grandioso.
Ripercorrendo le vie ci uniamo idealmente ai vecchi abitanti che hanno vissuto il luogo.
I resti della chiesa matrice dalla parte bassa
La nuova Brancaleone che da montanara è diventata marinara.
Prima dell'editto di Saint Cloud da parte di Napoleone i morti venivano seppelliti nelle chiese solo dopo sono sorti i cimiteri.
Le torbiditi arenacee siltose sono delle opere d'arte della natura da 20 milioni di anni
Particolare del maestoso altare proveniente dalla Chiesa matrice di cui rimangono poche tracce.
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